mercoledì 30 aprile 2014

"Noi porcospini senza etichette". Consigli per chi vive accanto ad un malato oncologico.

<<Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.>> (Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, II, 2, cap. 30, 396)

Sicuramente vi starete chiedendo noi chi? chi è come i porcospini? perché?

Questo post vuole essere d’aiuto a chi sta accanto ad un familiare o ad un amico che ha un tumore (magari va bene anche per altre patologie, ma io posso parlare della mia).

Diciamolo, noi siamo soggetti molto speciali, particolari, permalosi, “incazzusi”, lunatici, imprevedibili, con un bisogno di ricevere e dare amore immisurabile…
Starci vicino non è semplice, lo ammetto, e ringrazio chi mi sopporta quotidianamente, che sopporta i miei cambi d’umore, la mia lunaticità, la mia imprevedibilità, le mie paure e le miei gioie…

Ora vi svelo un segreto, il segreto del porcospino e della giusta distanza…

Noi non vogliamo sentirci oppressi, malati, essere trattati diversamente, avere persone che ci “soffocano” di amore, attenzioni ed altro, non vogliamo essere messi sotto una campana di vetro… ma al tempo stesso neanche vogliamo essere trattati come se niente fosse, come se non avessimo mai avuto nulla….
Non vogliamo sentirvi così vicini da non poter più distinguere chi siamo, se i pensieri e i desideri sono i nostri o i vostri… ma neanche vogliamo sentirvi lontani, così lontani da neanche percepirvi nella nostra “folle vita”.

Giustamente vi starete chiedendo… "e allora come dobbiamo comportarci? come volete essere trattati”?
La risposta è la giusta distanza, proprio come quella trovata dai porcospini...

Ovviamente è una condizione non facile da trovare, non è una misura universale perché ognuno di noi ha la "sua" giusta distanza nei confronti degli altri.
Noi abbiamo bisogno di voi familiari ed amici, anche se spesso lo neghiamo a noi stessi ed anche a voi, abbiamo bisogno della nostra rete sicura che ci protegge, sostiene e che gioisce con noi delle piccole cose.
Certe volte vi trattiamo male, ma è il nostro modo di “mettervi alla prova”, ovvero, cerchiamo di capire se siete in grado di attutire i nostri colpi (anche quelli di testa)! Quelli che voi magari percepite come “calci”, come brutte risposte, magari per noi è un gesto di affetto, è un dirvi “grazie di esserci, di comprendermi, di assorbire la mia parte negativa, di essere il mio pungiball”…

Se vi sentite trattati male da noi dovete esserne felici (lo so che sembra una follia senza senso, ma fidatevi di me, quasi sempre è così), vuol dire che ci fidiamo di voi, che mettiamo a nudo con voi le nostre paure e ve le comunichiamo nel modo che conosciamo… espellendole fuori da noi immediatamente, irrazionalmente e magari senza renderci conto della modalità “aggressiva” che utilizziamo.

Altra forma comunicativa, e differenza nella giusta distanza, avviene nei rapporti tra noi “Colleghe di Patologia”…
Tra di noi il linguaggio è diverso, ci possiamo permettere di avvicinarci di più (anche se dobbiamo stare molto attente all'empatia e all'invischiamento che si può instaurare e che ci può far del male). Ho spesso notato come la stessa frase detta da un familiare, che magari ti fa andare "su tutte le furie", se detta da un’amica di patologia ha tutto un altro effetto, risuona diversamente dentro di noi. La differenza fondamentale sta nel fatto che noi "colleghe" utilizziamo lo stesso linguaggio specifico, che non è quello medico, ma quello dell’anima, del dolore, delle paure, delle ansie, delle speranze, del TUMORE.

Per questo ho coniato il termine “Colleghe di Patologia”, perché come avviene tra colleghi di lavoro o di università, dove si parla lo stesso linguaggio che magari al di fuori di quel contesto non può essere compreso, allo stesso modo avviene la comunicazione tra di noi…
Quando ho deciso di scrivere questo post sui rapporti tra noi malati oncologici e la nostra rete affettiva di supporto ho chiesto a Sabrina, mia cara amica e "Collega di Patologia", di scrivere anche lei qualcosa, volevo sentire una seconda campana, volevo capire se le mie idee, la mia modalità di approccio, i miei comportamenti erano dettati dalla mia “follia” o erano all'interno di una modalità relazionale comune che viene messa in atto da noi pazienti oncologici…

La mia cara Sabrina scrive...

<<Felicità, Angoscia, Serenità, Rabbia, Proposività, Entusiasmo, Depressione, Ansia…

  Quanti stati d’animo si vivono con la malattia!!! A volte si è felici perché tutto prosegue come si desidera e tante altre volte prendono il sopravvento lo sconforto e la tristezza, perché il tumore è questo!!!!

E’ difficile per il malato convivere con la malattia, figuriamoci per le persone che gli stanno accanto.
Le riflessioni sono tante e non esistono condizioni uguali per tutti. Ogni tumore è imprevedibile e così anche il modo in cui ogni malato decide di affrontarlo. Ed è stupefacente il modo in cui ognuno di noi scopre di essere una persona nuova e diversa da prima, ma forse la verità è che il tumore permette di scoprire lati del proprio carattere e della propria personalità che la vita normale spesso non è in grado di far affiorare.
Il quotidiano si trasforma. Ogni singolo pensiero o azione prende sfumature nuove. E le piccole cose quotidiane e banali per molti iniziano a risplendere in modo più brillante. La natura diviene commovente come vedere dei bimbi giocare o fissare un paesaggio marino o di campagna e ci si aggrappa a questa vita in modo viscerale.

Gli amici, i familiari, i conoscenti non possono capire tutto ciò che avviene nella mente di un malato. Possono intuirlo ma comprenderlo a fondo è davvero difficile.
E’ comprensibile stare vicino al malato lungo il cammino che lo attende ma è impossibile pensare che possa farlo nel migliore dei modi perché non sarà mai il modo migliore per il caro che assistono. Al di là di tutti gli sforzi e l’amore che metteranno in atto tenderanno sempre e comunque ad attuare delle tecniche di difesa che li porteranno ad agire esattamente come la persona amata non desidera.

Gli equilibri all’interno di ogni famiglia vengono totalmente messi in moto ed è importante studiare un piano d’azione che possa far interagire “il nuovo arrivato” con le dinamiche familiari che devono giustamente andare avanti. E forse è anche questo un elemento che fa soffrire il paziente oncologico, vedere che la vita per il mondo che lo circonda va avanti quando invece a lui gli è stato imposto di fermarsi anche solo per un momento!! 

E’ necessario che i membri della famiglia e gli amici si rendano conto di dover alle volte fare un passo indietro rispetto ai loro naturali impulsi senza dover essere al contempo troppo accondiscendenti. Empatici ma non compassionevoli. Il malato oncologico è una persona che fino alla fine dei suoi giorni nutre uno sfrenato desiderio di speranza. È la speranza di vivere ogni giorno come gli altri, di vivere ogni giorno la propria vita. Non può e non vuole considerarsi malato. Non può e non vuole essere etichettato perché questa etichetta il più delle volte è una etichetta di condanna a morte.

La speranza invece da la possibilità di guardare in faccia la malattia in modo nuovo ed aiuta a gestire le difficoltà con grinta perché dietro lo scoglio ci può ancora essere un meraviglioso porto.
Atteggiamenti di compassione sono visti dal malato come una condanna senza possibilità di salvezza. Sguardi, attenzioni troppo opprimenti, perdita di autonomia segnano molto più degli effetti devastanti di una chemioterapia. Seppur con l’intenzione di aiutare spesso ci si avvicina al paziente oncologico in modo da peggiorare il suo stato d’animo. E lo stesso vale per atteggiamenti di indifferenza al problema. Far finta che il problema non esista fa impazzire il malato che si trova a dover fare i conti con la propria cartella clinica, radiografia di uno stato di salute piuttosto delicato, ed un atteggiamento che tende invece a sminuire la realtà dei fatti.

Lo stesso vale per frasi come “ma tanto sei forte”, “tutto si supera”, “la nuttata a già venir”, “ci saranno tempi migliori”. Il malato sa di essere forte, lo scopre di volta in volta quando si trova a dover superare prove che non avrebbe mai creduto o pensato di superare, quando dopo ogni chemio ha la capacità di alzarsi sorridendo, tornando ad occuparsi del suo lavoro e del suo quotidiano, quando riesce in breve tempo a riprendersi da un intervento chirurgico incoraggiando le persone a lui vicine, quando si ritrova a dover affrontare le ansie date da un nuovo esame. Sentirsi dire “ma tanto sei forte” non lo aiuta, ma molto probabilmente aiuta colui che lo dice come tecnica di auto-convincimento. E tocca alla persona affetta dal tumore a questo punto anche incoraggiare il proprio caro nascondendo ansie, turbamenti, isterismi di vario genere per partecipare al gioco del “tutto fila liscio, tutto è tranquillo” come gli altri desiderano che sia.

In realtà il malato oncologico è una persona esattamente come tante altre, che vive la sua vita come tante altre. Ovviamente il suo quotidiano è intervallato da dinamiche che per fortuna non appartengono a tutti ma, al di la di questo, continua a vivere e cerca di farlo nel migliore dei modi. Questo mostro è entrato nella sua vita  e ha dovuto prendere confidenza con lui divenendone quasi amico. Parlarne, riderci sopra, trattarlo come uno di famiglia, arrabbiarsi con lui e piangere a causa sua, perché no anche insieme ad altri, è la realtà che il paziente oncologico vorrebbe che vivessero anche le persone a lui vicine.

Infine il poter esprimere liberamente i propri stati d’animo senza sentirsi giudicati per quello che si pensa o per il modo in cui si decide di affrontare il problema può essere un valido strumento per il raggiungimento della serenità di cui necessita il malato.
Essere malati senza etichette, ma allo stesso tempo senza nascondersi da questa croce che gli è stata assegnata, perché far finta che il problema non esista non aiuta né il malato né i suoi cari.

Accettare quindi questo stato come chiave di lettura per relazioni più profonde, come occasione per tornare indietro e percorrere una strada migliore, come testimonianza tangibile del proprio passaggio su questa terra, come opportunità per fare della propria vita, come diceva San Giovanni Paolo II, un vero e proprio Capolavoro!>>                         
Sabrina 
Io&Sabrina

Spero che questo post possa realmente aiutarvi a comprendere meglio i nostri folli comportamenti, il nostro linguaggio, la nostra "diversità nella normalità"...  
La mia Nonnina quando vedeva alcuni di questi miei comportamenti, che ovviamente non poteva comprendere, mi diceva “ma com’è,  fuodde è… mah”…


I love life <3

32 commenti:

  1. Ecco, queste siamo noi e questi sono i nostri pensieri!!! Grazie, ragazze!!!

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  2. è la prima volta che leggo i pensieri....dietro i capelli!!!!
    grazie Eleonora!!!! <3

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  3. Ele, come sempre, arrivi diretta al cuore; grazie! Leggendo, senza la minima presunzione di poter capire fino in fondo chi ha il tumore (o anche un'altra malattia), si è fatta sempre più forte in me la convinzione che quello che tu scrivi sia la REGOLA GENERALE dei "rapporti fra esseri umani", si tratti di famiglia, di amici, di colleghi, ecc. ecc. e quando l'amica (mi permetto di chiamarla così!)Sabrina scrive : "...In realtà il malato oncologico è una persona esattamente come tante altre, che vive la sua vita come tante altre...." mi è sembrata la conferma alle mie sensazioni....ah come sarebbe diverso (e migliore!) se tutti "capissimo" quanto sia bello vivere in relazione con gli altri e quanto sia "impegnativo" allo stesso tempo! tvb

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  4. Tutto ciò che scrivi ....arriva dritto al cuore e alla mente.......Mizzica i libri che hai studiato buoni sono...e la connessione cuore mente ..è a 6 tacche;-))))))) Un'abrazo forte ;-)

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    1. Compà... I tuoi commenti mi fanno sempre sorridere e mi mettono di buon umore.... La mia connessione cuore mente è molto buona :D.
      Quando dici tu ci incontriamo così scriviamo questo pezzo a quattro mani come dialogo tra "tumorati" uomo e donna, in modo da far vedere, se ci sono, le differenze....
      Qualcuno mi ha fatto notare che non parlo quasi mai degli uomini, ma io scrivendo delle mie emozioni e dei miei vissuti non posso parlare per loro... Ma tu puoi farlo :D
      Buon primo maggio e mi raccomando le verdurine.
      Ps: io sto andando ad una mega grigliata ma mi sto portando il mio pranzo a sacco di verdure e frutta :D

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    2. Grazie cummare;-)))) Allora ti racconto in breve ciò che è successo ieri...una persona quì a Carini titolare di un'attività , mi ha chiesto dopo un po di anni... Ma lei ride sempre????? e io... Cerco di sorridere a tutti ,ma cosa più importante tento di veder sorridere chi mi ha di fronte ... e lui .....E ma tu sei giovane ,e sicuramente spensierato... ahahahahhahahahh Io gli ho risposto ( facendo girare tutti quelli dentro l'attività ) Ho 42 anni tanti pensieri ma uno in particolare ...e lui quale????? godere di ciò che ci è stato regalato sempre .. lui : a me non hanno regalato mai niente .... io: a me si ,La vita..... sono stato operato di tumore vertebrale due anni fa ...mi si è incendiata casa un mese fa , vado a lavorare perchè l'inps dopo sei mesi ,mi dimezza lo stipendio , ho sviluppato per colpa dei farmaci varie intolleranze alimentari ...ma ho più di lei ... Lui :Mi rispiace figghiu miu non volevo offenderti e io sempre ridendo .... non mi ha offeso ....si sta rendendo solo conto , che le è stata regalata la vita .......OGGI MI HA ACCOLTO ABBRACCIANDOMI E RIDENDO ....mi ha detto ...sta notte non ho dormito ,non vedevo l'ora di vederti entrare oggi per salutarti come ho fatto.... per me è stato meraviglioso ....Vorrei essere un distributore automatico ri risate ...ahahhha Se tutto va come spero prossima settimana ci vediamo ... Credimi che non vedo l'ora ;-))))))) Ciao Cummare;-)))

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    3. Compaaaa, distributore automatico di risate è fantastico ^_^
      Capisco cosa intendi quando dici "si sono girati tutti", quando parlo della mia situazione, con molta normalità e sempre sorridendo, sento proprio il rumore delle persone che si voltano velocemente per capire da dove arriva quel racconto, poi quando mi vedono rimangono ancora più spiazzati :)
      Sono sicura che aver condiviso con questa persona la tua situazione gli ha migliorato la visione della vita... :)
      Spero di vederti presto, un bacione e buona notte :*

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  5. Mi pare di capire...la distanza giusta è data dal cuore! Della serie: "Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce" (Pascal). Grazie Eleonora, anche di avere ricordato San Giovanni Paolo II! (inter nos: sicuramente anche lui è tra tuoi santi che ti stanno accanto! Lode a Dio)

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    1. Cara CRI, grazie per le tue parole, e per le tue preghiere :)
      La parte dove si ricorda San Giovnni Polo II non è merito mio, une sto articolo l'ho fritto a quattro mani insieme alla mia cara amica Sabrina, è merito suo :)
      Un bacione :*

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  6. Ciao Eleonora, sono un compagno "tumorato" di 72 anni, quindi potrei essere tuo padre, anch'io cancer blogger...molto bello il post a 4 mani, ricco di sentimenti, emozioni...mi hai fatto scoprire il dilemma/paradosso del porcospino di Schopenhauer, merita una riflessione più approfondita...ho visitato il tuo blog, mi piace, congratulazioni... trovo però, con rammarico, che non c'è posto per i maschi "tumorati", il tuo post è un dialogo tra "colleghe di patologia" come ti definisci...domanda: Nell'accoppiamento i porcospini si feriscono?...no, durante l’accoppiamento tendono la pelle in modo da appiattire gli aculei evitando così di ferire il partner...un abbraccio

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    1. Cro Giovanni, Il gruppo di pazienti oncologiche di cui faccio parte da un paio di anni è, da quando lo frequento io, formato da sole donne, anche se da un paio di mesi è entrato a far parte "di noi" un uomo... Hai ragione, dovrei sottolineare di più la sua presenza. In ogni caso ho notato che gli uomini hanno più difficoltà nella comunicazione e nella condivisione delle emozioni e sono più restii al trattamento psicologico, specialmente a quello di gruppo. Vorrei sottolineare il fatto che io parlo delle mie emozioni e dei miei vissuti, ed essendo donna non posso parlare per un uomo. Ti anticipo che avevo intenzione di scrivere un altro pezzo a quattro mani, e stavolta proprio con un uomo "tumorato" (e non l'ho deciso adesso, ma ci penso da qualche giorno, aspetto solo di potermi incontrare con la persona in questione). Buona giornata.

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    2. La persona interessata sono io;-))) confermo l'intenzione e la volonta .di scrivere a quattro mani la nostra vita STUPENDA, Mancano pochi giorni all'incontro ,il perchè e da cercarsi nel mio modo di vivere ultimamente.... mi tengo sempre impregnato ..... hai letto bene impregnato più che impegnato...m'impregno di tutto ciò che mi circonda programmando tanto e agendo di più.Lavoro tanto e non mi fermo perchè ciò mi da forza e tiene impegnato il neurone ( l'unico) che si è stabilito nell'attico cranico del mio corpo. Presto leggerai i nostri racconti ;-))))))))))

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    3. Sono in lacrime dalle risate... "L'unico neurone stabilito nell'attico cranico"... Hahahahahahahahahaha

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    4. E non ho bevuto vino ....immagina il contrario...;-)

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  7. ciao Eleonora, sono una collega di patologia di 32 anni, ho appreso di te dalla televisione e di nuovo con questo scritto mi ha sconvolto come hai saputo mettere nero su bianco ogni mio pensiero...sei grande! Linda

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    1. Grazie cara Linda.... Ti mando un mega abbraccio :*

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    2. grazie a te!!!!mi sto perdendo anche ora nei post precedenti...
      io due giorni fà ho comprato la parrucca e ho chiesto a mia sorella di rasarmi...

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  8. Ele ele ancora una volta hai fatto bingooooooo!!!!!!!!
    Hai avuto la giusta intuizione....hai sentito dentro te stessa cosa le persone avevano bisogno di sentire palesamente messo nero su bianco. Grazie per avermi dato l'opportunità di aiutarti a buttar giù questo post. Leggere i commenti mi conferma che ciò che provo e sento non sono emozioni prodotte esclusivamente da quei 2 neuroni che la chemio ha concesso di salvare ma che sono condivise da tutti coloro che portano questa croce.....insomma amica non siamo folli :) :) :)
    Complimenti anche al tuo cumpa trinakria......lo voglio conoscereeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
    Tvb <3 <3 <3

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    1. E va be, allora faremo risataterapia assieme ..;-))) No...... che folli ,folle lo è chi vede come vedono gli altri, folle è chi da tutto per scontato, folle è chi non sa che noi siamo prescelti ,prescelti a godere in pieno di cio che il buon Dio ci ha donato..;-)) Gli occhiali dell'anima si possono chiamare ..tumore , leucemia ,e in tanti altri modi... ma li abbiamo solo noi ;-)))) Condividere ciò che abbiamo o ciò che si è avuto è fondamentale per portare il sorriso a chi sorriso non è ha ..La rista è terapeuticamente valida come terapia ...Adesso tocca conoscerci ... mizzica tra un po dobbiamo prenotare un locale intero per trovarci...ahahahhaah mi piace questa cosa;-))) Un abrazo anche a te cara ....o come chiamo io gli altri e altre nel Web cummare;-))))

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    2. Sabrinaaaa, il pezzo l'abbiamo scritto insieme, anche se non ci siamo minimamente consultate o influenzate, il discorso fila perfettamente e le tue parole sono bellissime, vere... Noi ci compensiamo... Quando non penso a qualcosa io ci sei tu e viceversa...
      Ti voglio bene mia amica di patologia :*

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    3. Gianniiiii.... Bellissime le tue parole che come al solito mi emozionano e al tempo stesso mi fanno sorridere :D
      Potremmo organizzare un raduno...
      "Chi come noi vede la vita con gli occhiali dell'anima è invitato a partecipare al nostro raduno/risataterapia" ...
      Per chi non possiede questo occhiali li facciamo passare prima dal distributore automatico di risate e poi se riesce ad utilizzare gli occhiali speciali può venire al raduno :)))))
      Ovviamente prima ci conosciamo noi tre (fondatori della risata/terapia) e poi conosciamo tutti gli altri :D
      Buona giornata

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    4. ahahahh Ok ... Una di queste mattine se per voi va bene ci vediamo sul lungomare di Isola delle Femmine ... ( Sai che li io carico le batterie ) ..Ricoscibile al massimo sono ..182 cm di biddizza pura Palermitana ;-))) Sarei ben felice di poter scambiare le impressioni con voi...ovviamente portate chi volete .;-)) Un grosso abrazo;-))

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  9. Cara Eleonora, e care sue colleghe di patologia...
    Ho cominciato a seguire i post di Eleonora presa dalla sua grande carica di energia e di positività,una forza incredibile che solo chi combate la malattia sa che all'improvviso diventa la tua arma principale, una risorsa sorprendente e sconosciuta che si fa compagna di viaggio. Ho 42 anni e combatto da quando ne avevo 32, una patologia rara che non mi ha mai "consentito" purtroppo di avere a fianco, per i miei tanti step e tour sanitari, "colleghe di patologia" e forse sarebbe stat utile. Solo una volta un mio dottore mi ha messo in contatto con un malato in stadio avanzato, affinchè gli raccontassi l'esperienza della nuova radioterapia che avevo appena fatto In Germania e che lui si accingeva ad affrontare.
    Dopo 10 anni sono in un momento difficile, per la comprensione degli esami, e nel marasma degli effetti collaterali che sto affrontando. Credo di aver combattuto sempre tutto con la massima lucidità e determinazione, questo, almeno è quello che dicono i dottori, come una piccola macchina da guerra, sostenuta dall'affetto e dalla presenza della mia famiglia, degli amici "gold" e da poco tempo, anche del mio compagno. La principale nemica dell'ottimismo è la stanchezza, che arriva a tratti, ed è umano e fisiologico, voi lo sapete perfetttamente. E' proprio in questo periodo che ho conosciuto il blog di Eleonora, alla quale ho chiesto l'amicizia, per il sincero bisogno di confrontarmi con un essere umano capace di trasmettere una tale voglia di vita, una tale voglia di vincere. Ora, Eleonora, come sai, la mia storia, quella di ciascuno di noi, anche delle tue colleghe è personale, un percorso che ciascuno fa principalmente da solo, passo dopo passo, col cuore, la mente, la fede, la forza che scopre in se stesso. Spero che il mio essere qui, in questo momento, questo essere entrata in questo spazio così accogliente, non provochi "empatia" o "invischiamento", come dici tu, perchè a me per ora sta facendo un gran bene. Un abbraccio forte. ps. I porcospini sono meravigliosi, e anche le parole di Sabrina. :-)

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    1. Cara Laura, mi dispiace che in questi lunghi anni di terapie, interventi ed altro non hai avuto modo di poterti confrontare e condividere ansie e paure con "colleghi di patologia"...
      Per me il gruppo, le amiche/colleghe, il mio percorso individuale psicologico, è molto importante e mi aiuta molto....
      Spero che tu possa trarre tutta l'energia di cui hai bisogno... Io ti sono vicina. Capisco perfettamente quando parli di stanchezza e dopo 10 anni posso solo immaginare, ma hai detto bene la stanchezza è fisiologica... Allora sai che si fa.... Quando ci si sente stanche ci si ferma un po'... Si riposa, e si fa qualcosa che possa aiutare a ricaricare le Batterie, nel mio caso in genere io le ricarico traendo energia dalla forza e dal profumo del mare, dal calore del sole, da un sorriso di un bambino (specialmente mio figlioccio), dalle fusa del mio Artú... Dall'osservare il volo libero di un gabbiano...
      Ognuno di noi sa bene come fare per ricaricarsi, ognuno utilizza strategie differenti... Ma l'importante è saperle ricaricare le batterie e continuare a combattere...
      Un bacione :*

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  10. Ciao Elina... grazie sempre per i tuoi messaggi che, incredibile ma vero, aiutano tantissimo e non solo chi ha una patologia ma ancor di più le persone "sane"! E credo che ciò che hai scritto andrebbe considerato in TUTTI i rapporti interpersonali... baci baci...

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  11. Il miglio articolo sulle relazioni umane nei confronti del malato oncologico che abbia mai letto!! Complimenti!! Avete sintetizzato l'essenza di tutto. Brave!
    eva, una di voi!

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